martedì 29 marzo 2016

Anteprima Prometeo giugno 2016 - Interviste a Rastelli - Arciuli - De Rossi Re



Anteprima 'Prometeo' giugno 2016
da I linguaggi della musica classica contemporanea : reportage da un mondo invisibile -  Terza parte ed ultima parte (di 3)

Una serie di domande scomode
Abbiamo cominciato questo ‘reportage’ sul mondo della musica classica contemporanea (dicembre 2015) sottolineando come, sebbene ci fosse « un tempo in cui la musica classica faceva notizia e guadagnava le prime pagine dei giornali», nel corso della seconda metà del secolo scorso essa sia andata gradualmente scomparendo dal campo visivo della società. Tuttavia, abbiamo detto anche che, contrariamente a quanto si possa pensare, non solo i protagonisti delle avanguardie del secondo Novecento hanno continuato ininterrottamente a scrivere musica e ad essere eseguiti (uno di questi, Pierre Boulez, è scomparso recentemente, dopo essere rimasto attivo fino all’ultimo), ma hanno creato delle solide scuole, e migliaia e migliaia di giovani hanno deciso di dedicarsi alla scrittura musicale dal secondo dopo guerra ai nostri giorni.
Si assiste quindi ad uno stridente contrasto tra un mondo decisamente vivo, operoso e soprattutto popoloso, ed una società che non sembra voler prendere coscienza della sua esistenza. Al contrario, quando ne viene casualmente a contatto, non dimostra spesso che diffidenza e disistima.
A questo punto allora mi sembra che non si possa più eludere una domanda fondamentale: esiste ancora nel nostro paese uno spazio per la musica classica contemporanea? E soprattutto, esiste davvero ancora il mestiere del ‘compositore’, o meglio ‘quel tipo di compositore’ che scrive musica per orchestra e da camera, lavori di teatro musicale e per la danza? Possiede questo tipo di professione  un senso nell’Italia contemporanea, un posto ed un ruolo sociale, per quanto invisibile ed estremamente ristretto e periferico?
Questa domanda in realtà ne porta con sé altre due ancora più importanti: qual è oggi il ruolo della cosiddetta ‘musica d’arte’ (e della cultura più in generale) nella società contemporanea (ammesso che ve ne sia ancora uno)?  E cosa oggi può definirsi ‘arte’ (se tale definizione possiede ancora un qualche pur minimo senso)? Naturalmente è impossibile affrontare in questo ambito quesiti di tale portata, ma il cuore della questione sta proprio nel modo in cui ciascuno di noi risponde a queste domande.

Ho rivolto queste domande a Claudio Rastelli (Rimini 1963), compositore e direttore artistico degli Amici della musica di Modena e dell’AdM Ensemble, formatosi alla scuola rigorosa della dodecafonia italiana (che fa capo al grandissimo Luigi Dallapiccola) con Camillo Togni, e che negli anni ha sviluppato un suo linguaggio estremamente interessante e musicalissimo :

Il senso delle domande dipende totalmente dall'accezione che si dà (e si darà) alle due parole-chiave coinvolte: musica classica contemporanea (o come andrebbe chiamata o come si chiamerà) e compositore. Da molto tempo non riusciamo a dare definizioni univoche, o almeno abbastanza soddisfacenti dei due termini. Non credo sia il caso che mi avventuri a cercare la definizione "giusta", anche perché la data di scadenza di questo tipo di definizioni è sempre più ravvicinata. Ma alla fine i compositori ci sono e la musica "si fa". La "musica classica contemporanea" esiste finché esistono i "compositori" e credo esisteranno sempre.
Qualsiasi tipo di musica esiste se c'è un "compositore"; anche i sopravvissuti "esistono" e rappresentano comunque qualcosa di "riconoscibile". Basta qualcuno che trovi gli elementi per riconoscere un'identità in una musica, o almeno una fisionomia, il termine più adatto è forse il più generico: un senso. Se fosse una sola persona al mondo a riconoscerne il senso questa dovrebbe essere almeno il compositore. Sono certo che esistono compositori che non trovano senso in quello che fanno. Essere "riconosciuti" socialmente invece non fa parte del "mestiere di compositore". Non so se ne fa parte la ricerca di dialogo con l'ascoltatore, ma di sicuro stimola la fantasia e la chiarezza, e questo aiuta il compositore (e l'ascoltatore) a vivere meglio. 

Ho voluto sentire poi anche il parere di un esecutore, Emanuele Arciuli (Galatone, 1965), un pianista tra i più apprezzati nel panorama della musica contemporanea e non solo, esperto dei repertori della musica americana, ai quali ha dedicato anche un libro (Arciuli, 2010) :

Credo che lo spazio per la musica colta, che sia contemporanea o del passato, in Italia sia ridotto a poche briciole; parlo di uno spazio vero, fatto di interesse e sensibilità autentici per questa musica. Oggi il dramma non è solo rappresentato dalla distanza della musica contemporanea rispetto al grande pubblico, ma dalla sostanziale estraneità di tale pubblico anche nei confronti di Schumann, Schubert, Brahms, le cui musiche sono percepite come remote, riferendosi a un mondo lontano da quello attuale.
Il problema ulteriore è dato dal fatto che, qui in Italia, la musica contemporanea è pesantemente condizionata da dinamiche che poco hanno a che fare con la musica pura, per cui - a lungo - si è considerata contemporanea solo la musica votata alla ricerca e alla sperimentazione, escludendo stili e linguaggi altrettanto legittimamente definibili come contemporanei perché fortemente connessi al mondo attuale e alle sue complesse problematiche.
Lo spazio per i compositori è molto risicato, dunque, nonostante la quantità di musicisti che si dedicano alla scrittura oggi sia oggi elevatissima e meriterebbe spazi molto maggiori. C'è dunque scoramento, da parte di tanti ottimi compositori che, semplicemente, non riescono a dare voce alle proprie idee, e questo è davvero triste.
Alcuni compositori riescono tuttavia a trovare spazi e riconoscimenti, sono eseguiti, sono presenti nei festival, nelle stagioni sinfoniche e persino d'opera, scrivono libri, conducono trasmissioni televisive e radiofoniche, possono incidere sulla società. In definitiva, dunque, non è il compositore ma "quel" compositore, che - quasi indipendentemente dal lavoro che svolge - può avere il privilegio di lanciare dei messaggi che siano poi recepiti da un pubblico, piccolo o grande che esso sia.

Infine, di tutt’altro segno la testimonianza di Fabrizio De Rossi Re (Roma, 1960), compositore di scuola romana (allievo di un allievo di Petrassi, Mauro Bortolotti), uno dei più noti ed eseguiti della sua generazione:

La figura del compositore di musica non è mai stata centrale nel tessuto sociale, salvo rare eccezioni dove il compositore ha rappresentato, a prescindere dal valore oggettivo della sua musica, o da quanto la sua musica piacesse alla gente, un simbolo politico, sociale ed economico di rilievo.
Il distacco della gente comune dalla musica “di ricerca” è un fenomeno che c’è sempre stato. Era meno evidente in passato semplicemente perché una stretta cerchia di persone, inserite in uno strettissimo ed elitario sistema economico e culturale,  poteva usufruire della musica di ricerca, eseguita nelle corti, o nei salotti.  Non so quanto la comprendessero, ma l’amavano perché rappresentava il loro benessere. Tutti gli altri non suonavano e non sentivano musica. Non sentivano la necessità di ascoltare la musica.
Il mestiere del compositore è quanto mai vivo. Solo che assume sembianze assai diverse dal modello di compositore che noi, forse come ultima generazione, siamo abituati a concepire. La musica nel nostro tempo è presente in ogni luogo e in ogni forma. La musica svolge, come mai in passato, tantissime funzioni sociali.  Esiste musica per la mente, per l’amore, per viaggiare, per la notte, per l’anima  etc.. Paradossalmente chi produce e scrive musica oggi è infinitamente più ascoltato che nel passato.
La musica accompagna continuamente la vita di tutti, e dunque chi la scrive ( o chi la suona) è molto più inserito nella vita sociale, di quanto lo fosse in passato. Attraverso Internet, si può ascoltare qualsiasi musica in qualsiasi momento, e in tutte le latitudini. Tuttavia , basta entrare in un negozio di musica ( esistono ancora ?)  per capire che il distacco, il rifiuto della gente, dalla musica contemporanea, ma direi dalla musica classica in genere, è un problema drammatico e oggettivo.
La musica oggi enormemente diffusa, e raggiungibile da tutti anche attraverso il proprio telefono, ha perso però la sua componente sacrale che un tempo possedeva, certamente la possedeva in maniera fittizia e talvolta altezzosa, ma aveva il pregio, che durava da secoli, di far considerare alla gente la musica qualcosa di importante.
I miei genitori  quando ero bambino, si rivolgevano ai miei insegnanti di musica, come se fossero stati sacerdoti di un tempio meraviglioso, e conoscessero attraverso lo studio e la concentrazione i segreti  del mondo sonoro.
Oggi, chi di noi insegna in conservatorio, sa benissimo che ci troviamo di fronte, nella migliore delle ipotesi, a dei genitori che cercano di capire se lo studio della musica possa avere per il proprio figlio, un valore professionale spendibile, e che il corso non debba distrarlo troppo dalla “vera” vita che dovranno affrontare in futuro.
Io personalmente non ho mai sentito troppo questo problema della marginalità, per una serie di fattori : ho sempre lavorato fin da ragazzo nella musica di consumo. Avendo una formazione jazzistica ho scritto e suonato musiche per le più varie trasmissioni televisive, sceneggiati, documentari etc.. Questa esperienza viva e artigianale che ti mette in relazione al mondo, e ti fa sentire di avere una qualche utilità in esso, ha il pregio di sostenerti anche quando scrivi la più audace musica di ricerca,  perché ti vaccina contro il pericolo di scrivere musica in maniera solipsista, disprezzando il gusto “banale” della gente ( è colpa sempre degli altri..),  che è un tipico atteggiamento di molti compositori amareggiati e delusi dal mondo, che si sentono dei sopravvissuti e che scelgono di scrivere la loro musica in una turris eburnea apparentemente raffinatissima, ma che in realtà nasconde molte volte una profonda incapacità di relazionarsi, musicalmente e umanamente, con il mondo circostante che inesorabilmente cambia, e cambia ad una velocità che era impensabile nei secoli precedenti.  

(estratto della terza parte dell'articolo che uscirà in giugno - è ora in edicola la seconda parte)

domenica 20 marzo 2016

Giovani compositori oggi - le ultime e ultimissime generazioni - pagina in allestimento

Appendice agli articoli che stanno uscendo sulla rivista 'Prometeo' (Mondadori): "I linguaggi della musica classica contemporanea - Reportage da un mondo invisibile (dicembre 2015, marzo 2016, giugno 2016).

I compositori e i docenti di composizione sono invitati a presentare dei loro allievi

Conservatorio di Bologna (Paolo Aralla, Chiara Benati, Francesco Carluccio, Cristina Landuzzi, Giampaolo Luppi, Andrea Marena, Michele Serra) e di Modena (Antonio Giacometti)

Raffaele Sargenti (1980)

Risultati immagini per raffaele sargenti Nato a Perugia, ha compiuto gli studi musicali tra Bologna e Modena studiando da compositore con Antonio Giacometti e Paolo Aralla, per poi specializzarsi con Azio Corghi presso l’Accademia Filarmonica di Bologna e con Ivan Fedele presso l’Accademia di Santa Cecilia di Roma.
Interessatosi da subito all’Opera, ha approfondito gli studi al DAMS di Bologna laureandosi col massimo dei voti in Drammaturgia Musicale (relatore Lorenzo Bianconi).
Attivo soprattutto nella musica da camera e nel teatro musicale, ha ricevuto diversi riconoscimenti e vinto concorsi nazionali e internazionali di composizione, come il premio “Opera Junior” per Lupus in Fabula (Ricordi 2009), opera per soli, piccola orchestra e coro di bambini/ragazzi che tra 2010 e 2012 ha affrontato una tourné di oltre 100 rappresentazioni in Italia, Belgio (Liegi, Opéra Royal de Wallonie), Spagna (Madrid, Teatro Real) e Francia (Rouen, Opéra de Haute Normandie). Altri lavori di stampo teatrale sono In cosa ti somiglio (2014), teatro musicale sulle filastrocche di Claudio Spinelli, per voce femminile, attore, coro di voci bianche, strumenti ed elettronica, andato in scena al teatro Cucinelli di Solomeo (PG) e Magma / 4 Volcanoes (2016), spettacolo per 4 performers, strumenti, attore ed elettronica, che ha ricevuto il premio speciale Zucchelli.
Nel 2016 va in scena il musical partecipativo Al’s Adventures in Wasteland 2016 su testo di Carol Russell presso il Teatro Comunale di Carpi e il Teatro Tenda di Modena; per questo lavoro è stato ideato un progetto di allestimento integrato che coinvolge gli alunni degli istituti “Vecchi-Tonelli” di Modena e Carpi (orchestra e trascrizioni) “Venturi” di Modena (scenografie), “Vallauri” di Carpi (costumi e oggetti di scena).
Nel 2015 il MIUR gli ha conferito il “Premio Abbado” per il brano Scultura del continuo per 9 strumenti; altri suoi lavori strumentali vengono eseguiti regolarmente in Italia e all’estero.
Pubblica per Ricordi, Carish, Modulabel, Miraloop, Liberedizioni, Sconfinarte.


Antonio Giacometti (Brescia 1957), è compositore attivo nel campo della pedagogia e dell’analisi musicale. Premiato in numerosi concorsi di composizione, ha scritto dal 1979 ad oggi  quasi 150 opere solistiche, da camera, sinfoniche e per il teatro, la maggior parte delle quali  eseguite, pubblicate ed incise in Italia e all’estero,
Nel 2004 e nel 2008 due suoi progetti di educazione musicale per la scuola primaria sono stati insigniti  del prestigioso “Premio Abbiati per la scuola”.
Insegnante per vocazione e autore versatile e curioso, interessato alla complessità della comunicazione del  nostro tempo, Giacometti è alla costante ricerca di percorsi innovativi, lontani da accademismi e scritture stereotipe. Dal 2008 ha sviluppato una passione particolare per la lingua e la cultura brasiliana, di cui è significativa testimonianza il monodramma Kindara, vincitore del Premio del pubblico al Concorso internazionale “Monodramma” (Ned Ensemble, 2013).
Insegna Composizione presso l'ISSM “Vecchi – Tonelli” di Modena e Carpi, di cui è attualmente anche Direttore.
Antionio Giacometti  

Conservatorio di Bari e Matera

 Francesco Lisena (1984)
Risultati immagini per francesco lisenaViolinista, violista e compositore, si laurea in violino con il massimo dei voti e la lode, successivamente in Viola e in Didattica della Musica strumentale. Consegue la laurea di II livello in Composizione con il massimo dei voti e la lode, studiando con Gian-Luca Baldi,  Andrea Marena e Vito Liturri. Si perfeziona, in Composizione, in qualità di allievo effettivo, presso l’Accademia Musicale Chigiana di Siena e la Regia Accademia Filarmonica di Bologna con Azio Corghi; con Luis Bacalov per la Composizione di musica per film ricevendone il diploma di merito.
Il suo catalogo annovera più di 50 titoli nell’ambito della musica da camera, vocale, sinfonica e per danza. Vincitore del 3° premio (1° non assegnato) al Concorso Internazionale di Composizione musicale “V. Martina” di Massafra (Ta). Vincitore nel 2008 di borsa di studio, della Regione Puglia per il master “Musica d’oggi” per giovani compositori, segue stage con Detlév Glànert, Jesùs Villa Rojo, Luis de Pablo, Azio Corghi, Steve Reich, Nicola Campogrande, Carlo Boccadoro, Filippo Del Corno, Nadir Vassena, presso l’Accademia della Scala di Milano, il Grame di Lyon (FR) e il Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano. Ha collaborato con Gian-Luca Baldi e Elisa Barrucchieri all’opera “Bosch - senza volto”, commissione della compagnia di danza contemporanea “ResExtensa”. Suoi lavori sono stati eseguiti presso l’Accademia del Teatro alla Scala di Milano, sala “Mozart” della Regia Accademia Filarmonica di Bologna, sala dei concerti dell’Accademia Musicale Chigiana di Siena, Teatr Ziemi Rybnickiej (Ribnik, Polonia), Teatro “Rossini” di Gioia del Colle (Ba), Teatro Kursaal Santalucia di Bari, Auditorium Vallisa di Bari ed eseguiti da interpreti quali Orkiestry Szkoly Szafrankòw (Ribnik, Polonia), FontanaMix ensemble, Piccinni Ensemble, Hexachordum-ensemble vocale, Giorgio Bernasconi, Duccio Ceccanti, Vittorio Ceccanti, Marco Ortolani, Maurizio Ben Omar, Antonio Magarelli, Roberto Fiore. Ha inciso con Stradivarius e Digressione Music.

LINK: 


Conservatorio di Firenze (Roberto Becheri, Claudio Josè Boncompagni, Paolo Furlani, Michele Ignelzi, Barbara Rettagliati)

Giuliano Bracci (1980)  

Giuliano Bracci (Roma, 1980) ha studiato composizione con Rosario Mirigliano al Conservatorio di Firenze dove si è diplomato con il massimo dei voti.
Ha seguito master-classes di Helmut Lachenmann, Stefano Gervasoni, Salvatore Sciarrino, Barbara Hannigan e Quatuor Danel. Dal settembre del 2010 vive e lavora in Olanda dove ha studiato al Conservatorio di  Amsterdam con Richard Ayres scrivendo una tesi di Master sul rapporto tra nuova musica e infanzia. Ha ricevuto una menzione d’onore al Gaudeamus Prize 2010, è stato finalista del Premio Reina Sofia 2010 di Madrid, premiato al Young Composer Meeting 2010 e ha vinto il Concorso Internazionale SuonoSonda 2009. La sua musica è pubblicata da Donemus e Ars Publica ed è stata suonata in festival come Gaudeamus Music Week ad Amsterdam e Utrecht, Concertgebouw di Amsterdam, November Music, Villa Romana di Firenze, Istituto Italiano di Cultura di Parigi, Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano, Young Composer Meeting di Apeldoorn, Goethe Institut di Roma, Compositori a Confronto a Reggio Emilia, miXXer a Ferrara e da musicisti quali Orquesta de Radio Televisión Española e Coro Nacional de España, Holland Symfonia, Nieuw Ensemble, VocaalLab, Ensemble Klang, Ensemble 2e2m, Freon Ensemble, Ensemble L’Arsenale, Looptail, Emanuele Torquati, Orkest de Ereprijs, Ensemble Fisarchi. Giuliano Bracci si è laureato con lode in Filosofia all’Università La Sapienza di Roma con una tesi su Giordano Bruno. Ha lavorato come direttore di banda per la Compagnia Pippo Delbono in Italia, Francia, Spagna, Belgio e Polonia. Collabora stabilmente con il Freon Ensemble ed è uno degli organizzatori dei festival Atlante Sonoro XXI e Freon Festival di Roma. Suona la chitarra, la tuba e ha insegnato alla Scuola Popolare di Musica di Testaccio di Roma.
http://giulianobracci.com/,


Rosario MIrigliano - Si è diplomato in Composizione con Irma Ravinale al Conservatorio di Roma. Ha proseguito gli studi con Goffredo Petrassi e Franco Donatoni all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Contemporaneamente, ha studiato Filosofia all’Università di Roma.
Nel 1977 è stato finalista al I Concorso Internazionale Gino Marinuzzi e nel 1978 tra i vincitori della I Rassegna Internazionale di Musica da Camera della Filarmonica Umbra, nel 1982 è stato selezionato per Venezia Opera Prima.
Ha ricevuto diverse commissioni tra cui Rai Radio Tre, Festival Pontino, Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano, Pomeriggi Musicali di Milano, Discoteca di Stato, Nuova Consonanza
La sua musica è pubblicata da Ricordi ed è stata trasmessa da Rai RadioTre, Radio France e dalla Radio austriaca.
Autore di saggi sulla teoria della composizione e sulla semiotica della musica, è docente di Composizione al Conservatorio di Firenze e alla Scuola Popolare di Musica di Testaccio.

Conservatorio di Parma (Luigi Abbate, Fabrizio Fanticini, Emilio Ghezzi, Roberto Sansuini, Luca Tesandrelli, Giorgio Tosi)

 Pietro Magnani (1994)
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Studia composizione presso il Conservatorio di Musica “Arrigo Boito” di Parma, è allievo di Luca Tessadrelli
2° premio al 1° Concorso Internazionale di musica sacra “David Maria Turoldo” (Rovato, 2012).
1° premio al 2° Concorso Internazionale di composizione musicale “Ilaria Rambaldi” (Lanciano, 2014).
1° Premio al 3° Concorso Internazionale di composizione di musica sacra “Papa Benedetto XVI” (Roma, 2015).
Il brano vincitore,
 Pater Noster per soprano e quintetto d’archi, è stato pubblicato dalla casa editrice Sillabe.    


Conservatorio di Castelfranco Veneto (Gian-Luca Baldi, Caterina Calderoni, Nicola Straffelini)

 Raffaele De Giacometti (1988)
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Allievo di Nicola Straffelini  e Mario Pagotto


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Nicola Straffellini Nato a Riva del Garda nel 1965, ha studiato pianoforte con Temenouchka Vesselinova e composizione con Armando Franceschini. Decisivo per la sua formazione l’incontro con Franco Donatoni, con il quale ha frequentato i corsi di perfezionamento dell’Accademia Chigiana a Siena e dell’Accademia di S. Cecilia a Roma. Ha ottenuto vari riconoscimenti internazionali, tra cui il 1° premio al concorso internazionale “Valentino Bucchi” di Roma. Tra le sue composizioni si segnalano In grigio d’acqua per pianoforte e orchestra d’archi, Febbri di febbraio per il racconto omonimo di Erri De Luca, Bis per l’Alfabeto apocalittico di Edoardo Sanguineti, Contro-luce per orchestra, O kairòs per voci e orchestra, la cantata Dies natalis e l’opera La leggenda dei rododendri, queste ultime su testo di Pier Giorgio Rauzi. È attivo nel collettivo di compositori Quadrivium, con il quale ha realizzato musiche per testi di Edoardo Sanguineti, Wu Ming e Michele Mari, nonché per spettacoli su Boris Vian e Pigmalione


Andrea Zoccolan (1978)

Dopo aver conseguito il diploma di I livello in composizione, presso il conservatorio di Castelfranco Veneto, sotto la guida di Claudio Scannavini, Mario Pagotto e Paolo Furlan, sta completando il diploma di II livello in composizione e sound design, con Gian-Luca Baldi, Caterina Calderoni e Nicola Straffelini.

Conservatorio di Alessandria

Riccardo Romano (1982) 

Risultati immagini per riccardo romano compositoreRiccardo Romano (Torino, 1982) si diploma con il massimo dei voti in Composizione presso il Conservatorio di Musica “A.Vivaldi” di Alessandria nella classe del M° P. Ferrara (ordinamento tradizionale).
Si specializza in “Composizione Teatrale Musicale e Coreutica” e “Composizione ed Estetica del Teatro Musicale del ‘900” presso il Polo Nazionale Artistico di Alta Specializzazione “Verona Accademia per L’Opera Italiana” e l’ “Accademia Perosi” di Biella studiando con Azio Corghi;  presso il Royal College of Music di Londra studia con Steve Reich, e presso il Conservatorio “A.Vivaldi” di Alessandria si perfeziona con Theodore Antoniou e Alberto Colla.
Con Luis Bacalov si specializza in “Tecniche di Composizione di Musica per Film” presso l’Accademia Musicale Chigiana di Siena e con Fred Ferrari, Peppe Vessicchio e Maurizio Pica studia orchestrazione e tecniche di arrangiamento discografico.
Vincitore della Borsa di Studio “Master dei Talenti”, è finalista in vari concorsi internazionali di composizione. La sua partitura “Psalms - Sinfonia della Memoria” per Voci Soliste, Coro di Voci Miste, Voci bianche e Grande Orchestra è stata Segnalata come “Partitura di Notevole Valore” al “I° Concorso Internazionale di Composizione di Musica Sacra” indetto da Duomo Milano, Casa Ricordi e MITO SettembreMusica classificandosi tra le prime tre. Finalista al “Concorso Internazionale di Composizione per il cinema Lavagnino”, è inoltre tra i candidati alla nomination per migliore colonna sonora originale al “Jerry Goldsmith Awards” per le musiche del film “La freccia di Carne”.
Il suo catalogo conta più di 80 lavori tra composizioni originali, colonne sonore, arrangiamenti, trascrizioni e musiche di scena; molti dei quali eseguiti in auditorium e teatri in Italia da interpreti nazionali e internazionali. Diverse sue composizioni sono edite da Edizioni Sconfinarte e pubblicate su catalogo Rmn Classical.
Vive e lavora tra Torino e Londra, città in cui ha avviato una società musicale impegnata nella creazione di un ponte inter-culturale che mira a valorizzare la musica in tutte le sue forme.
E’ anche Autore del libro “3nta9 Cicatrici” edito nel 2014 da Europa Edizioni (Roma).

LINK:
http://romanoriccardo.com (Sito Web Ufficiale)



Paolo Ferrara. Nato a Milano nel 1958, ha studiato Composizione con i Maestri Ruggero MAGHINI e Carlo PINELLI e Direzione d’Orchestra con il M° Carlo DAMEVINO diplomandosi con il massimo dei voti. Ha diretto in importanti sedi europee ed extraeuropee e dal 1994 al 1998-2004-2006-2009-2011 ha collaborato con le più importanti orchestre giapponesi a Osaka e Kyoto, dova ha registrato per la RCA Victor, e con altre orchestre di livello internazionale in USA, SudAmerica e Australia. E’ docente di Armonia e Contrappunto, Strumentazione e Orchestrazione e di Direzione d’Orchestra presso il conservatorio A. Vivaldi di Alessandria.